Palermo – Dall’incontro tra l’associazione “Faro Convention Citizens of Europe” e il maestro Antonio Presti nasce la “Comunità Faro Librino”, luogo in cui l’arte del famoso mecenate dà speranza e forma alle identità dei giovani. Il 14 aprile l’inaugurazione dell’opera monumentale “La Porta delle Farfalle”
Quando l’arte porta bellezza nelle periferie cambia la prospettiva della comunità, dando speranza ai più giovani e consentendo loro di sviluppare la propria identità.
Un impegno, una missione, che da anni viene portato avanti dal maestro e mecenate Antonio Presti, comprendendo che sono le persone – i ragazzi, gli uomini e le donne di Librino – che devono essere valorizzate. Con una operazione di maieutica, poi, Presti ha saputo estrarre i valori da quella umanità disorientata da un “non luogo”. “Fare esprimere la bellezza interiore” è stata la chiave che ha permesso di ridare identità lì dove non poteva esserci e a chi non poteva averne.
Una vera e propria missione, quella di Presti, che si amplia ed espande la sua potenza grazie all’incontro con l’associazione “Faro Convention Citizens of Europe”, dando vita alla Comunità Faro Librino grazie alla quale tutti i cittadini possono avere la consapevolezza di una nuova realtà e di una condivisione tanto vasta da includere l’Europa tutta.
Una Comunità Patrimoniale, quella di Faro Librino, che sposa pienamente i principi e gli obiettivi della Convenzione di Faro; una Comunità che riconosce nel proprio patrimonio il valore identitario e intende trasmetterlo alle generazioni future. Un patrimonio che mancava, realizzato attraverso il fare arte, trasmettendo la conoscenza artigianale e artistica della ceramica: non una opera storicizzata nel suo valore storico e artistico riconosciuto e nella quale gli uomini ritrovano il loro valore, ma un fare arte tra la comunità e in quell’operato sviluppare know-how, saperi e competenze utili e trasmissibili a tutti addizionando valore etico-culturale al fare artistico e, come se non bastasse spendibile per il loro stesso futuro. La Convenzione di Faro ha, infatti, il grande merito di avere spostato il focus dal patrimonio come “valore in sé”, il patrimonio come “valore relazionale” ovvero il valore che le persone e il territorio gli attribuisce. Da questo assunto deriva l’importanza di questa Comunità Patrimoniale che ha saputo creare non solo un Patrimonio tangibile dal nulla, fatto di opere d’arte, ma anche un Patrimonio Intangibile costituito da quel know how trasmesso ai bambini e ai giovani svantaggiati, aumentando così il valore di una identità territoriale che è beneficio e arricchimento per la società.
«Ogni progetto di Librino è carico di significato e rappresenta un momento di grande insegnamento per tutti i giovani. La “Porta delle Farfalle” – spiega il Maestro Antonio Presti – ne è un esempio poiché incarna le difficoltà della vita che ogni bambino, nella crescita formativa, affronta almeno una volta nella vita. Un’opera che rimanda alla visione di un bambino che può attraversare un momento cupo, buio, proprio come il bruco. Che, però, può sempre scorgere la luce e, in un istante, trasformarsi in farfalla: vorrei trasmettere questa visione di sospensione e sogno contro la pesantezza di questa contemporaneità, per restituire leggerezza a uno stato dell’anima che rischia d’implodere nella sua gravità. Da una parte ci sono tutti gli abitanti che proseguono il processo di condivisione con gli artisti, dall’altra i bambini, in un comune percorso di crescita che deve vedere tutto assumersi impegni etici, politici e culturali. Perché il potere è sapere, l’ignoranza è schiavitù. Con la Bellezza, invece, possiamo far crescere cittadini liberi, cittadini educati non più a chiedere, ma a fare».
Non è un caso la scelta delle farfalle per l’ultima opera, in ordine di tempo, di Antonio Presti in quanto simboleggiano la rinascita, la trasformazione, la speranza, il coraggio, la bellezza e la meraviglia. Sono anche simbolo della metamorfosi di un quartiere periferico come Librino che rinasce nel segno dell’etica.
“La Porta delle Farfalle” sarà inaugurata alle 10 di venerdì 14 aprile dopo tre anni di duro lavoro, che ha superato lockdown, resistenze istituzionali, vuoti politici di una città che stenta a volare ormai da anni. Cinquanta opere, 100mila forme di terracotta lavorate da 15mila bambini delle nove scuole di Librino insieme alle famiglie, più̀ di 50 tra artisti e architetti, in collaborazione con una rete di giovani curatori, 5.000 studenti dei Licei artistici siciliani: sono questi i numeri di un rinnovato impegno nel territorio, che nasce dal patto di fiducia con i suoi cittadini. Si tratta della più grande scultura al mondo in bassorilievo ceramico, lunga oltre 1 chilometro, modellata dagli alunni e dalle mamme, divenuti così “autori”, protagonisti di un percorso artistico-etico che cambierà la storia e l’identità del quartiere.
Un’opera monumentale, tappe di un percorso che di realizza grazie alla sinergia tra tanti attori del territorio. Come quello con l’associazione “Faro Convention Citizens of Europe”.
Fare parte della Comunità Faro Librino, infatti, significa entrare in connessione con una rete che permette la condivisione delle esperienze per farne un confronto reciproco: una nuova stagione di opportunità e dialogo che sia utile a valorizzare l’operato del maestro Antonio Presti e della sua comunità in un processo continuo di partecipazione culturale. Numerosi gli eventi e le tantissime passeggiate patrimoniali in programma, pronti ad attestare il forte impatto culturale che Presti ha creato nel territorio e il grande impegno, come pure la condivisione dei giovani che lo seguono e che trovano in lui un maestro d’arte e di vita.
«Siamo fieri di facilitare la formazione della “Comunità Patrimoniale Faro Librino” di Antonio Presti – dice Rosa Anna Argento, presidente dell’associazione “Faro Convention Citizens of Europe” – perché “Cittadini d’Europa” adesso lo siamo per merito e non solo per auspicio e, se Antonio Presti ha saputo seminare bellezza, certamente a coglierne i frutti non sarà solo Librino ma tutta la Sicilia e l’Italia, ancor di più l’Europa a cui avremo dato l’esempio che l’arte può salvare il mondo».