Siena – Opera Laboratori acquisisce Palazzo delle Papesse a Siena: pronto un progetto di riapertura per tracciare un percorso di rinascita culturale che porterà a Siena mostre d’arte internazionali ed eventi.
«Beppe Costa, Presidente e Amministratore Delegato di Opera Laboratori, ha firmato lo scorso 11 giugno, il contratto di acquisto del Palazzo con la Banca d’Italia. Pronto un progetto di riapertura per tracciare un percorso di rinascita culturale che porterà a Siena mostre d’arte internazionali ed eventi. Palazzo delle Papesse aprirà a settembre con la mostra di Julio Le Parc.
Palazzo delle Papesse rinasce grazie ad Opera Laboratori. Beppe Costa, Presidente e Amministratore Delegato della società, ha siglato lo scorso 11 giugno con Banca d’Italia il contratto di acquisto della storica residenza di Caterina e Laudomia, sorelle di Papa Pio II. L’azienda leader in Italia nella gestione museale ha acquistato il prestigioso immobile tramite una società del gruppo e si adopererà per riposizionare l’edificio, tra i più iconici della città di Siena, al centro delle istituzioni culturali italiane.
È già pronto, infatti, il progetto di riapertura del Palazzo, che vedrà subito dopo l’estate l’inaugurazione della mostra – in collaborazione con Galleria Continua – di Julio Le Parc, scultore e pittore argentino, figura di spicco dell’arte cinetica e dell’Op Art, oltre a essere un fermo difensore dei diritti umani. Le opere di Julio Le Parc sono esposte in importanti musei e gallerie di tutto il mondo e la sua influenza sull’arte contemporanea è riconosciuta a livello internazionale.
Opera Laboratori, attraverso la propria gestione, vuole tracciare un percorso di rinascita culturale che porterà nel cuore di Siena mostre d’arte internazionali ed eventi in un edificio che per tanti anni è stato punto di riferimento. Nel 2025, in occasione del ventennale della prima mostra senese e a trenta anni dalla morte di Hugo Pratt, verrà invece organizzata una grande esposizione dedicata al fumettista e scrittore “padre” di Corto Maltese. La mostra, curata da Patrizia Zanotti e Patrick Amsellem, con il progetto dell’architetto Giovanni Mezzedimi, verrà prodotta da Opera Laboratori e sarà la prima tappa di un percorso in importanti sedi museali italiane.
“L’intuizione – commenta Beppe Costa – condivisa con Daniele Petrucci, già consigliere delegato, e con Stefano Di Bello, chief operating officer di Opera Laboratori, non rappresenta solamente un grande passo per la nostra società, ma è un investimento fatto per il mondo della cultura. Palazzo delle Papesse dialogherà con tutte le istituzioni culturali italiane e internazionali e inviterà i suoi ospiti ad avere uno sguardo di Futuro”.
La disponibilità a collaborare è stata subito raccolta dal sindaco di Siena, prof.ssa Nicoletta Fabio, che in una nota dichiara: “Una grande opportunità per la città, sono felice che questa notizia arrivi nello stesso giorno in cui abbiamo presentato la programmazione culturale del Santa Maria della Scala. Una nuova linfa vitale, dinamica e costruttiva si sta formando in questa città, grazie alla sinergia tra tutti gli attori coinvolti. Con Opera Laboratori abbiamo instaurato fin da subito un ottimo rapporto di collaborazione e rispetto reciproco e credo che la strada tracciata sia quella giusta”.
Palazzo delle Papesse svela già dall’11 giugno la sua nuova identità visiva, progettata da Lorenzo De Rita, direttore creativo di lungo corso (ha curato campagne di comunicazione per clienti internazionali come Nike, Adidas e Volvo) e dal suo team di design di The Phosphorescent Room, un Centro Studi sull’immaginazione. Tre sono le parole scelte che rappresentano l’identità del Palazzo: visione, apertura e pluralità. Ovviamente il portavoce di questa parola è l’ospite più illustre che abbia mai varcato la soglia del portone del Palazzo: Galileo Galilei.
Palazzo delle Papesse, attraverso le sue mostre, offrirà nuove “visioni” e modi di vedere l’arte e la cultura, da guardare con nuovi occhi: “occhi che vogliono vedere e che credono a quello che vedono…” (Galileo Galilei).
La parola “apertura” descrive l’anima del Palazzo: c’è ancora l’apertura mentale di Galileo e del suo modo di interpretare la scienza, ma c’è anche quella della sorella di Pio II, Caterina Piccolomini. Una donna che “nonostante tutto”, andando contro le norme e le usanze del suo tempo, ha costruito e organizzato l’edificio che verrà a breve riconsegnato al pubblico.
Come Caterina era una donna di vedute aperte, così il Palazzo delle Papesse dovrà diventare un simbolo di apertura mentale, inclusivo e partecipativo, dove gli artisti potranno “andare oltre e immaginare città che non esistono nelle carte geografiche, dove nessun essere umano è estraneo” (Papa Francesco, discorso agli artisti in occasione della Biennale di Venezia).
“Pluralità” è forse la più rappresentativa delle tre parole chiave scelte. Perché la pluralità è nel nome del Palazzo, nel numero delle lune crescenti del simbolo dei Piccolomini, nel numero degli abitanti e delle funzioni che si sono susseguite nel tempo, ma anche nella capacità di dialogare con le differenti istituzioni della città e del territorio. Un progetto che intreccia i “crescenti” dei Piccolomini con gli occhi di Galileo per donare tanti sguardi di Futuro.
Cenni storici dell’edificio
Il palazzo Piccolomini viene chiamato “delle Papesse” poiché fu commissionato dalle sorelle di Pio II. Eletto papa, Enea Silvio Piccolomini, nei suoi sei anni di pontificato, sostò in Siena per almeno tre volte, e due soggiorni, tra il 1459 e il 1460, furono particolarmente lunghi. Durante queste visite, Pio II dette inizio alla progettazione di alcune dimore che fossero rappresentative per la famiglia, come i due poderosi palazzi in via di Città e Banchi di Sotto, oltre a una Loggia e una cappella funeraria, simboli dell’ambiziosa politica dinastica di Enea Silvio. La prima notizia delle committenze di architettura riguarda, nel 1459, proprio la residenza della sorella Caterina, vedova di Bartolomeo Guglielmi, che, con l’elezione del fratello al soglio pontificio, ebbe l’occasione di riacquisire il cognome di origine. Dell’ascendenza familiare reca testimonianza il “patronimico” del palazzo detto “delle Papesse”, in parte ispirato al palazzo Medici in via Larga a Firenze, con il bugnato e i grandi portali a tutto sesto del piano terreno, mentre le bifore con gli archi a sesto acuto restano ancora in parte legate allo stile goticheggiante senese. L’attribuzione del disegno, per tradizione assegnato a Bernardo Rossellino, l’architetto dei Piccolomini a Pienza, risulta problematica e non del tutto risolta. Nei documenti relativi alla costruzione dell’edificio, che si protrasse per circa tre decenni, è ricordato piuttosto Antonio Federighi, scultore e architetto fra i più rappresentativi del Rinascimento senese, il quale, quantomeno, dovette essere stato un sovrintendente ai lavori.
Un discendente dei Piccolomini, l’arcivescovo Ascanio, ospitò a Palazzo delle Papesse Galileo Galilei, dopo la condanna da parte del Sant’Uffizio nel 1633. Durante la sua permanenza senese lo scienziato si dedicò alla composizione dei Discorsi e dimostrazione matematiche intorno a due nuove scienze pubblicato in Olanda nel 1638 per scampare alla censura del Tribunale dell’Inquisizione. Si tratta di un testo in cui perfezionò gli studi sui principi della meccanica utile in seguito a Newton per formulare la sua legge della gravitazione universale. Il matematico Teofilo Gallaccini ricorda nei suoi scritti le sei osservazioni della Luna di Galileo effettuate dalla loggia del Palazzo nel mese di agosto. Facendo uso del telescopio il grande scienziato scoprì che questo satellite non era perfetto né sferico come si riteneva, ma costellato in superficie da montagne e crateri».
Palazzo delle Papesse, via di Città, 126, Siena
Giuseppe Longo