Restituire i suoni: una sfida digitale per gli archivi sonori del XXI secolo

Venezia – Repatriating/Rematriating sounds: a (digital) challenge for XXI Century Sound Archives (26 – 28 giugno). Fondazione Giorgio Cini. Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati. Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore, Sala Barbantini. Seminario – Restituire i suoni: una sfida digitale per gli archivi sonori del XXI secolo.

«Dal 26 al 28 giugno 2024, si ritrovano alla Fondazione Giorgio Cini studiosi e ricercatori di etnomusicologia, per iniziativa dell’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati (IISMC). Una tre-giorni di seminario per interrogarsi su come restituire alle comunità locali di provenienza gli archivi sonori e audiovisivi raccolti nel corso del tempo.

È uno dei temi più delicati e di attualità: si interrogano le istituzioni museali per le collezioni d’arte sottratte o acquisite da paesi lontani; si interrogano anche gli archivi sonori audiovisivi che conservano musica di tradizione orale: come restituirli alle comunità locali di provenienza? Trentadue ricercatori e studiosi di etnomusicologia si ritrovano dal 26 al 28 giugno alla Fondazione Giorgio Cini, su iniziativa dell’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati (IISMC), per discuterne e condividere esperienze e progetti in corso.

Spiega Giovanni Giuriati, direttore dell’Istituto: «L’etnomusicologia si occupa del tema della restituzione da più di tre decenni. I recenti cambiamenti tecnologici, economici e socioculturali, tuttavia, hanno fatto emergere nuove domande che chiamano gli etnomusicologi a una profonda riflessione. Dobbiamo chiederci: chi sono i soggetti, individuali o collettivi, che hanno diritto ai progetti di restituzione in un contesto globale in cui i legami tra territori, etnie, lingue e religioni diventano sempre più sfumati? Chi detiene i diritti sulla documentazione del passato? Come si relazionano l’accesso locale e globale alle collezioni archivistiche nell’era del web? Il convegno proverà a rispondere a queste domande.

Il direttore dell’Istituto sottolinea come, «rispetto al passato, sia necessario avviare collaborazioni più strette fra ricercatori e comunità studiate nel campo della divulgazione delle fonti d’archivio. Abbiamo voluto sottolineare questo importante aspetto anche attraverso l’immagine che abbiamo usato per il seminario, modificando la famosa foto che ritrae Frances Densmore impegnata nella registrazione del capo indiano della Confederazione dei Piedi Neri e mettendo i due soggetti vicini, in posizione paritaria, dallo stesso lato del fonografo».

Repatriating/Rematriating sounds: a (digital) challenge for XXI Century Sound Archives è il titolo del seminario, curato da Giovanni Giuriati (direttore dell’Istituto), Gianluca Chelini (Sapienza Università di Roma), Costantino Vecchi (Università Ca’ Foscari Venezia).

In ambito accademico, il termine ‘restituzione’ si amplia nella lingua inglese con una doppia declinazione ‘repatriation’ e ‘rematriation’.

Spiega Gianluca Chelini che «con il termine ‘repatriation’ si fa storicamente riferimento alla restituzione di beni materiali nei loro luoghi di origine, dove non risultano più accessibili a causa di dinamiche caratterizzate da squilibri di poteri, politici ed economici. La ‘rematriation’ si configura invece come un nuovo paradigma, emerso principalmente nell’ambito del femminismo indigeno: si focalizza non più soltanto su questioni di possesso e proprietà di determinati beni ma estende la riflessione nei confronti di quei sistemi di saperi, di umane relazioni e di rapporti fra esseri umani e territori che sono stati alla base della creazione di tali beni e che possono essersi trasformati e aver assunto nuove declinazioni nel mondo contemporaneo».

La tre-giorni si apre il 26 giugno (ore 14:00) con una lecture di Janet Topp-Fargion, della British Libray e vedrà confrontarsi alcune esperienze attivate con le comunità locali: dai cantanti rom negli archivi della musica popolare inglese (Hazel Marsh, University of East Anglia; Esbjörn Wettermark, University of Sheffield e Tiffany Hore, English Folk Dance and Song Society) ai campanari liguri (Claudio Rizzoni, Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi – MiC), i progetti coi migranti a Cremona (Fulvia Caruso, Università di Pavia) e il patrimonio dei cantori sardi (Marco Lutzu e Ignazio Macchiarella, Università di Cagliari).

Il 27 giugno, dalle ore 9:00, introdotti da Lars-Christian Koch (Museo etnologico e Museo d’arte asiatica di Berlino), le riflessioni si concentreranno sulla dimensione post-coloniale. Francesca Cassio (Hofstra University, New York) racconterà un caso di collaborazione orizzontale tra un’istituzione straniera, un’équipe di etnomusicologi e una famiglia di musicisti nel nord dell’India; Nurlybayeva Fatima (Kazakh National University of Arts) porterà l’esempio del patrimonio culturale turco, mentre Raffaele Perniola-Roulet (University of Basel) quello delle collezioni musicali della Namibia.

Nel pomeriggio, altre tre storie di restituzioni: la tradizione messicana negli Usa (Chris Batterman Cháirez, University of Chicago), la restituzione contestata della collezione Berthold Laufer in Cina (Wei Xiaoshi, SOAS University of London) e un controverso caso a Bali (Iva Micanovic, University of Amsterdam). Ci sono contesti particolarmente difficili in cui si inseriscono questi progetti, come nel caso di paesi ex-comunisti (Micaela Minga, Academy of Albanian Studies) o tra le minoranze di lingua svedese in Finlandia (Johannes Brusila, Åbo Akademi University) o nel mondo artico tra le comunità Sami (Rossella Ragazzi, Camilla Brattland e Trude Fonneland, Artic University of Norway; Nicola Renzi, University of Helsinki)

Nell’ultimo giorno di seminario, il 28 giugno, si parlerà delle sfide che si aprono nel gestire i processi di restituzione: cosa e a chi restituire (Cornelia Gruber, Anette Hoffmann, Kerstin Klenke, Will Prentice e Weronika Zmiejewski, Austrian Academy of Sciences Phonogrammarchiv); l’‘imperativo morale’ della riconsegna, come lo definisce Galina Sychenko (Archivio Eurasia Romano Mastromattei); le opportunità tecnologiche e digitali, come racconteranno Remy Jadinon (Royal Museum for Central Africa) e Adilia Yip (Royal Conservatoire Antwerp).

Repatriation

«Tutti i temi affrontati al convegno attorno al concetto di ‘restituzione’ – sottolinea Costantino Vecchi – sono al centro di questioni importanti nel dibattito contemporaneo, perché incrociano i processi di decolonizzazione, lo sviluppo di un’etnomusicologia partecipativa, condivisa e dialogante, l’accessibilità delle fonti attraverso le nuove tecnologie, la dimensione storica della ricerca sulla musica di tradizione orale e l’uso delle registrazioni d’archivio a fini didattici. In Italia abbiamo un imponente patrimonio di registrazioni di musiche di tradizione orale che risulta però in molti casi ancora sconosciuto e inaccessibile. Pensiamo sia giunto il momento di affrontare in modo più deciso e sistematico la questione dell’apertura degli archivi sonori e audiovisivi anche nel nostro Paese e ci auguriamo che questo seminario possa rappresentare un importante passo in avanti in questa direzione».

Il seminario rientra nella programmazione delle attività della Fondazione Giorgio Cini Onlus svolte in collaborazione e sostenute dalla Regione del Veneto nell’ambito della L.R.n.24 del 3 agosto 2021. Il seminario si terrà in lingua inglese. Ingresso libero fino a esaurimento posti».

Fondazione Giorgio Cini, Isola di S. Giorgio Maggiore, Venezia

Info:

Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati

musica.comparata@cini.it – Telefono +39 041 2710265

Ph.

Frances Densmore, recording. Mountain Chief.

Repatriation

Giuseppe Longo

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