San Giovanni Valdarno (AR) – Masaccio torna nella sua città natale, Castel San Giovanni, in dialogo con Beato Angelico.
«Una nuova mostra rende omaggio al grande pittore Masaccio (1401-1428) nella città che gli diede i natali, Castel San Giovanni, in dialogo con un altro protagonista del Rinascimento, Beato Angelico (1395 circa-1455). L’esposizione, allestita in due sedi, al Museo delle Terre Nuove e al Museo della Basilica di Santa Maria delle Grazie, presenta una selezione di opere che permettono di approfondire le novità che Masaccio e Angelico hanno offerto alla storia dell’arte, ponendole in relazione con altri artisti a loro prossimi e valorizzandone il legame con la città e con il territorio.
Al Museo delle Terre Nuove è esposta una selezione di opere centrate sulla figura di Masaccio, legate all’iconografia della Madonna con Bambino. Sono due capolavori provenienti dalle Gallerie degli Uffizi: la cosiddetta Madonna Casini, una piccola tavola dipinta da Masaccio per l’ecclesiastico senese Antonio Casini che raffigura Maria con il piccolo in fasce al quale teneramente fa il solletico, e la Madonna dell’Umiltà di Masolino, che mostra Maria intenta ad allattare il piccolo Gesù, in base all’iconografia della Madonna del latte. A confronto troviamo l’opera del fratello di Masaccio, Giovanni di ser Giovanni, detto Lo Scheggia, oltre al rilievo in stucco policromo attribuito alla bottega di Lorenzo Ghiberti. A queste opere si accompagna un approfondimento sulle figure di Mariotto di Cristofano, cognato di Masaccio, e di Andrea di Giusto Manzini, suo collaboratore e al contempo sensibile al gusto dell’Angelico.
All’Angelico è dedicata la sezione espositiva presso il Museo della Basilica, dove trovano posto meravigliose opere dell’artista, di proprietà pubblica e privata, con un’attenzione speciale al tema dell’Annunciazione. Qui troviamo l’Annunciazione del Beato Angelico, capolavoro del museo, messa a confronto con il Tabernacolo di San Marco, un reliquiario proveniente da Santa Maria Novella e commissionato al pittore dal domenicano e sacrista Giovanni Masi, in prestito dal Museo di San Marco di Firenze. Con queste opere l’artista rivela ormai la piena adesione alle novità rinascimentali, raffigurando il mistero dell’incarnazione attraverso figure, indumenti e gesti fisici e reali. Del tutto umano l’incrocio di sguardi tra il messo divino e Maria, colta nel momento più terreno di accogliere nel suo grembo l’annuncio dell’angelo, proteggendolo maternamente con le sue mani.
Del frate pittore è anche il disegno preparatorie proveniente dal Gabinetto Disegni e Stampe delle Gallerie degli Uffizi che mostra San Girolamo penitente, vestito da eremita, mentre batte il petto nudo con una pietra e rivolge lo sguardo commosso probabilmente verso il Crocifisso, non raffigurato. Il Santo era molto amato dall’Angelico, che ne apprezzava l’autenticità di vita e fede, la grande cultura classica, la passione filologica e l’ascetismo. Dialogo è quindi la parola chiave di questa preziosa esposizione, che offre l’occasione di ammirare raffinati capolavori, di osservarne le reciproche influenze e di riflettere sulle componenti più alte e profonde della rappresentazione artistica, in costante tensione verso la verità».
Info:
Masaccio e Angelico. Dialogo sulla verità nella pittura
San Giovanni Valdarno
Museo delle Terre Nuove
Museo della Basilica di Santa Maria delle Grazie
17 settembre 2022 – 15 gennaio 2023
Info:
Dal martedì al venerdì 15-19; sabato e domenica 10-13 / 15-19
Per informazioni e prenotazioni sulle visite guidate alla mostra:
https://www.eventbrite.it/e/biglietti-terre-degli-uffizi-san-giovanni-valdarno-379235953947
Info:
http://www.museoterrenuove.it/
Ph.
Zanobi Strozzi e Francesco d’Antonio del Chierico. L’Annunciazione in un libro d’Ore, seconda metà del Sec. XV, tempera su pergamena, Firenze Biblioteca Riccardiana, ms 457, ccllv-1r
La Scheggia, storia di Traiano e la vedova, 1430-40 ca., Fronte di cassone. Tempera su tavola, Collezione di Manfred Brockhaus in deposito al Museo della Basilica di santa Maria delle Grazie, San Giovanni Valdarno.
Giuseppe Longo