Musiche e danze dai confini di Giava

Venezia – Nell’isola di San Giorgio Maggiore, musica e danza indonesiani.

«Concerto – Musiche e danze dai confini di Giava. Nell’isola di San Giorgio Maggiore, il 22 maggio si potrà assistere a una prima assoluta in Italia dello spettacolo Calung – Lénggér Banyumasan: dall’Indonesia meno conosciuta una performance di musiche e danze eseguite da grandi maestri, protagonisti della scena contemporanea internazionale. Una iniziativa dell’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati. A cura di Daniele Zappatore.

Nell’anno in cui si celebra il 75° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia e Indonesia, l’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati della Fondazione Giorgio Cini ha invitato a Venezia un gruppo di dieci artisti da Banyumas, un distretto situato al confine tra Giava Centrale e Giava Occidentale (Sunda) e rinomato per il suo patrimonio artistico, che ruota attorno alla cultura musicale del bambù.

Lo spettacolo di musica e danza si terrà mercoledì 22 maggio alle ore 18.00 nella Sala degli Arazzi. Per l’occasione, il giorno prima, martedì 21 maggio 2024, l’Istituto ha organizzato una masterclass sulla bambu musik giavanese, in collaborazione con il Conservatorio di Musica Benedetto Marcello.

Giovanni Giuriati, direttore dell’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati spiega l’importanza dell’evento: «È la prima volta che va in scena in Italia uno spettacolo di Calung – Lénggér Banyumasan, una maestria diarti spettacolari, rare, raffinate, originali, una straordinaria cultura musicale nei suoi sviluppi più contemporanei. Docenti di Accademie musicali, performer acclamati a livello internazionale, musicisti tra i più esperti delle tradizioni musicali locali si uniscono per offrire uno spettacolo unico consentendo al pubblico di scoprire una elaborazione artistica che si muove tra salvaguardia delle proprie tradizioni (anche rituali) e proposte innovative per la scena musicale contemporanea».

Venezia sarà la prima tappa di un tour – promosso dalla Fondazione Giorgio Cini e supportato dal Ministero indonesiano per Educazione, Cultura, Ricerca e Tecnologia e dall’Ambasciata indonesiana di Roma, unitamente a istituzioni e università italiane – che vedrà gli artisti giavanesi impegnati in una serie di workshop e concerti nelle città di Venezia, Roma e Napoli.

Il progetto è curato da Daniele Zappatore, assegnista di ricerca in etnomusicologia visiva alla Sapienza Università di Roma e profondo conoscitore del mondo musicale e performativo giavanese. «Come è consuetudine del nostro Istituto – sottolinea il direttore Giovanni Giuriati – questa proposta si basa su approfondite ricerche di giovani studiosi italiani, comeDaniele Zappatore, che consente di proporre programmi inediti e fuori dai circuiti consueti, fornendo accurate informazioni che consentono di fruire al meglio dello spettacolo».

Al centro dello spettacolo saranno la musica calung e la danza lénggér, nella loro natura dinamica e trasformativa. La performance si aprirà con un ampio ed elaborato concerto (klenengan) che esplora le diverse sfumature stilistiche del repertorio musicale tradizionale, mettendo in luce il suo carattere ibrido e aperto alla contaminazione.

La seconda parte dello spettacolo si concentra invece sulla danza, e in particolare su alcune rielaborazioni contemporanee del repertorio tradizionale. La performance prosegue con una serie di riferimenti simbolici al più esteso universo delle arti performative di Banyumas. Si tratta di un ricco mondo rituale: le sonorità del calung accompagnano dapprima due rappresentazioni di riti per la propiziazione della pioggia, il Cowongan (nel quale si fanno danzare delle marionette antropomorfe) e l’Ujungan (scontro tra due opponenti che si fronteggiano brandendo bastoni di legno); segue una rievocazione dell’Ebeg Banyumasan, danza di possessione con fantocci di cavallo, al cui termine si innesta una transizione vocale incentrata sull’arte del Jemblung (gamelan cantato).

Chiudono la performance due creazioni originali che, accostate al repertorio tradizionale, costruiscono un vorticoso gioco di richiami invitandoci a riflettere sul rapporto tra ritualità e spettacolo, folklore e riproposta, tradizione e modernità nell’Indonesia contemporanea.

I gamelan calung sono piccole formazioni introdotte nell’area di Banyumas nei primi decenni del secolo scorso, che includono una sezione di xilofoni in bambù, tamburi a due membrane e un aerofono con funzione di gong. Anche la componente vocale svolge un ruolo importante nell’organico di queste formazioni, declinata nelle pratiche del sindhenan (canto solistico femminile) e del senggakan / gerongan (coro maschile).

Spiega il curatore, Daniele Zappatore: «La musica calung si basa su un procedimento eterofonico per il quale i musicisti eseguono variazioni simultanee di una data melodia (balungan) sulla base di cicli ritmici iterati. Esprimono una grande libertà improvvisativa, contribuendo a rendere l’intreccio sonoro dell’ensemble ricco e variato. Questa musica è inoltre caratterizzata da tempi esecutivi molto sostenuti, densi intrecci ritmici, repentine variazioni dinamiche e da un intenso gioco di scambi tra parti vocali e strumentali, elementi che le conferiscono un carattere brillante ed estremamente vivace».

Il repertorio eseguito consiste principalmente in brani della tradizione locale che sono in genere tramandati oralmente. Questi brani, suonati con il gamelan calung e cantati nel dialetto regionale (bahasa ngapak), sono di argomento amoroso o riferito alla vita agricola, e raccontano situazioni della quotidianità rurale attraverso richiami a elementi naturali, indovinelli e giochi di parole. Il repertorio comprende, inoltre, nuove creazioni di compositori contemporanei e spesso anche rielaborazioni di canzoni del repertorio pop indonesiano (dangdut, campursari), andando incontro ai gusti musicali più disparati.

La musica calung è primariamente destinata all’accompagnamento del lénggér, una danza sensuale e accattivante, eseguita da donne o da uomini che personificano danzatrici, diventando creature fluide, oltre i generi e il tempo. Allo spettacolo a Venezia parteciperà anche una star della danza lénggér, Rianto, interprete raffinato e colto di questa cosmovisione musicale e coreografica, a livello internazionale. Rianto stesso ha spiegato che «il Lénggér Lanang è il luogo in cui il maschile e il femminile si incontrano all’interno di un unico corpo e ha lo scopo di creare pace all’interno di se stessi». La sua straordinaria biografia umana e artistica è protagonista anche di un film pluripremiato, Memories of my body (2018) del regista indonesiano Garin Nugroho. L’artista ha raccontato al The Jakarta Post: «Nella mia danza, si accendono e si spengono nel mio corpo la femminilità e la mascolinità; quindi se mi pensassi nella danza come un uomo o una donna, farei un torto a me stesso. Invece sono un umano, un corpo che continua a vivere, perché quello che faccio è per l’ibadah [la preghiera]».

Daniele Zappatore sottolinea come «nel loro costante percorso trasformativo, legato anche all’emergere di nuove creatività cosmopolite, calung e lénggér continuano a veicolare il senso di appartenenza, i valori etici e la memoria collettiva, facendosi emblemi del patrimonio culturale locale».

Ingresso libero fino a esaurimento posti.

Fondazione Giorgio Cini, Isola di S. Giorgio Maggiore, Venezia

Info: www.cini.it

Fondazione Giorgio Cini onlus

Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati

Email: musica.comparata@cini.it – Telefono: +39 041 2710265

Giuseppe Longo

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