Fonte di vita nuova Il Fonte battesimale del Duomo di Siena restaurato

Siena – Fonte di vita nuova. Il Fonte battesimale del Duomo di Siena restaurato. Torna a risplendere dopo tre anni di restauri lo straordinario capolavoro in marmo, bronzo dorato e rame smaltato realizzato da Donatello, Jacopo della Quercia, Ghiberti e Giovanni di Turino.

«LOpera della Metropolitana di Siena e lArcidiocesi di Siena, Colle di Val dElsa e Montalcino, sono lieti di restituire al grande pubblico il Fonte battesimale del Duomo di Siena restaurato.

Sarà, infatti, nuovamente visibile dal 25 giugnodopo tre anni di interventi conservativi – lo straordinario impianto scultoreo realizzato da Donatello, Jacopo della Quercia, Ghiberti e Giovanni di Turino.

Il restauro è frutto di una serie di interventi, di altissimo e innovativo livello tecnico, condotti dal personale dell’Opera e da quello, altamente specializzato, dell’Opificio delle Pietre Dure, guidato dapprima dal compianto Marco Ciatti e, successivamente da Emanuela Daffra.

Sotto l’alta sorveglianza dei funzionari della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, prima diretta da Andrea Muzzi e, attualmente, da Gabriele Nannetti, il personale dell’Opera e dell’Opificio, con la proficua collaborazione di restauratori e docenti universitari, si è avvicendato nel complesso restauro di un’opera frutto della geniale perizia dei massimi artisti della prima metà del Quattrocento: interventi diversi ma collegati che, giunti a compimento, restituiscono alla Chiesa, alla Città e al mondo, un luogo centrale sotto il profilo pastorale e liturgico e, contestualmente, un vero e proprio capolavoro di incommensurabile bellezza.

Per un cristiano si nasce a nuova vita con il battesimo – sottolinea il cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino – e il Fonte battesimale del duomo di Siena ha visto ‘nascere a nuova vita’ tante generazioni di senesi famosi e meno famosi, tanta gente comune, legati tutti in maniera indissolubile a questa città unica. Alla forte connotazione spirituale e religiosa oggi si aggiunge la suggestione per la restituzione al mondo di un capolavoro assoluto del Rinascimento italiano”.

Tutto il complesso del duomo della nostra città – aggiunge il card. Lojudice – è uno scrigno che contiene immensi capolavori di arte che trovano la loro ispirazione nella tradizione cristiana che a Siena e nei suoi territori ha saputo trasformarsi nella chiave di volta delle comunità”.

L’intervento di restauro, finanziato dall’Opera della Metropolitana di Siena, è frutto di una sinergia reale e concreta tra la Fabbriceria, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze (OPD), a cui è stata affidata la direzione del restauro, coordinato dagli storici dell’arte Laura Speranza e Riccardo Gennaioli, rispettivamente direttori dei settori Restauro Bronzi e Materiali Lapidei dell’OPD.

I dipendenti dell’Opera del Duomo e, in particolare, tutti gli addetti di Area tecnica, con l’ausilio di quelli dell’Area Sicurezza e delle altre Aree, hanno partecipato attivamente, ciascuno per le proprie competenze, alle necessarie attività conservative tra cui quelle di restauro lapideo che sono state direttamente svolte dal personale dell’Ente: dal Restauratore Andrea Galgani, e dalle Collaboratrici di restauro Serena Bianchi e Lucrezia Coletta che, quotidianamente, insieme alla restauratrice esterna Irene Giovacchini, hanno eseguito interventi di consolidamento e pulitura seguendo le indicazioni e le scelte metodologiche elaborate dalla direzione tecnica e scientifica del restauro affidata al settore Restauro Materiali lapidei dell’OPD con la restauratrice Camilla Mancini, attiva in prima persona e di Riccardo Gennaioli, direttore del settore.

Nei laboratori dell’OPD a Firenze hanno operato sulle parti metalliche, con la direzione tecnica di Stefania Agnoletti, i restauratori interni Maria Baruffetti, Annalena Brini, Elisa Pucci del settore Bronzi diretto da Laura Speranza. Sono stati coinvolti anche restauratori esterni (Antonio Mignemi, Stefano Casu, Elena della Schiava e Merj Nesi).

Le indagini scientifiche sono state condotte da OPD (Andrea Cagnini, Monica Galeotti, Simone Porcinai) e da un nutrito gruppo di professionisti esterni.

Un team articolato, dunque, che ha saputo operare in stretta sinergia.

L’area tecnica dell’Opera del Duomo diretta dall’architetto Enrico De Benedetti ha, inoltre, progettato e curato il nuovo allestimento del Battistero volto a migliorarne l’accoglienza e la fruizione.

Mantenere, conservare, restaurare e valorizzare i beni che ci sono stati affidati. Sono questi alcuni dei compiti istituzionali dell’Opera della Metropolitana di Siena” – afferma il Rettore prof. Giovanni Minnucci – “e ad essi, per volontà del Consiglio di amministrazione che sentitamente ringrazio, ci siamo rigorosamente attenuti anche in questa felicissima occasione. Restituire, mirabilmente restaurato – alla Chiesa, alla Città di Siena, e alle tante persone che visitano il Complesso monumentale – un bene di una bellezza incantevole ed ineguagliabile, come il Fonte battesimale, è stata una missione alla quale ben volentieri ci siamo dedicati, insieme a tutto il personale dell’Opera, a quello dell’Opificio delle Pietre Dure, ai docenti universitari e ai tecnici esterni alle due Istituzioni. Eravamo pienamente consapevoli, anche alla luce delle decisioni assunte dal precedente CdA, non solo della necessità ineludibile di procedere ad operazioni di restauro mai avvenute, ma anche profondamente convinti dei risultati che la sinergia fra i tanti soggetti coinvolti, grazie alle loro rispettive specifiche competenze, avrebbe potuto generare. Siamo dunque grati a tutti coloro che, a vario titolo, si sono cimentati in questa impresa che indiscutibilmente contribuisce alla conservazione di un bene liturgico ed artistico preziosissimo: un bene la cui visione, d’ora in avanti – ne siamo certi – susciterà forti emozioni e il convinto apprezzamento di tutti coloro che, venendo in visita, si soffermeranno all’interno del Battistero per ammirarlo”.

Posizionato al centro della struttura architettonica del Battistero, il Fonte battesimale, è uno tra i maggiori capolavori conservati all’interno del complesso monumentale del Duomo di Siena. Straordinaria opera in marmo, bronzo e rame smaltato realizzata tra il 1417 e il 1431 dai più importanti scultori del primo Rinascimento. Il Fonte è costituito da una vasca esagonale in cui si inseriscono i sei specchi in bronzo dorato raffiguranti la vita del Battista, scanditi dalle statue della virtù di cui due, Fede e Speranza, realizzate da Donatello. Fra gli episodi più rappresentativi assume un particolare rilievo il Battesimo di Gesù di Lorenzo Ghiberti del 1427, elegante e raffinata scena caratterizzata da un pittoricismo e un senso di profondità ottenuti grazie a una graduale riduzione del rilievo Il ciclo si conclude con il celebre Banchetto di Erode di Donatello, la scena più toccante per la drammaticità del soggetto e le qualità formali. L’importanza del Fonte – quale punto focale nella definizione dei princìpi del Rinascimento – la complessità degli interventi conservativi per le opere in bronzo dorato e per gli elementi in marmo, hanno richiesto indagini accuratissime e grandi competenze nella definizione del programma dei restauri.

Confrontarsi con unopera tanto complessa e significativa per la storia dell’arte è sempre arduo – dice Emanuela Daffra, Soprintendente dell’OPD – In questo caso le difficoltà erano, sono, accresciute da altri fattori: da una parte il valore d’uso del Fonte, nato come strumento’ per la somministrazione di un sacramento, che questa funzione mantiene tutt’ora. Dall’altra condizioni ambientali non ideali per la conservazione, in particolare dei bronzi. Lo staff di OPD ha raccolto la sfida di mantenere per ora al monumento tanto la completezza quanto la destinazione originaria, ma proprio da ciò nasce il programma di ispezioni semestrali e l’invito al monitoraggio e al controllo scrupoloso dei parametri ambientali. Solo l’attenzione costante permetterà di cogliere tempestivamente segni di degrado e di individuare subito le provvidenze più adatte”.

Opera celeberrima, il Fonte coniuga marmi, un tempo arricchiti da dettagli policromi blu e oro, e bronzi dorati. La struttura architettonica è interamente realizzata in marmo bianco di due differenti qualità: per il registro inferiore una varietà venata proveniente dalla Montagnola senese, per il tabernacolo e la figura del Battista una seconda assai più omogenea cavata nel comprensorio apuano.

Le parti in bronzo (lega di rame) mostrano una doratura ad amalgama di oro e mercurio (la cosiddetta “doratura a fuoco”). L’oro risultava offuscato, le superfici erano interessate da abrasioni e anche lo stato di conservazione del materiale lapideo era piuttosto disomogeneo, assai peggiore nel registro inferiore rispetto alla parte in elevato.

Per verificare la statica della struttura architettonica e i parametri ambientali sono state intraprese due diverse campagne di indagine in situ: misurazioni ultrasoniche hanno verificato la presenza di ancoraggi metallici interni al Fonte e indagini geofisiche sul pavimento hanno indagato la presenza di vuoti o fronti di umidità nel sottofondo archeologico.

Un’approfondita campagna diagnostica ha preceduto e accompagnato l’intero intervento con le prime fasi che hanno riguardato lo smontaggio degli elementi bronzei per valutare adeguatamente lo stato di conservazione delle superfici non a vista e intervenire su zone con alterazioni consistenti, che altrimenti non sarebbero state accessibili.

Grazie all’intervento è stato possibile osservare le realizzazioni di Giovanni di Turino (formella Nascita del Battista, formella Predica del Battista e Virtù Prudenza) che si sono rivelate frutto di un ingegnoso assemblaggio di porzioni fuse separatamente.

L’attento studio della formella di Donatello Banchetto di Erode ha permesso di individuare la presenza, in passato, di tiranti applicati fra gli archi sovrastanti la scena che dovevano amplificare l’effetto prospettico e realistico dell’architettura raffigurata che propone ben tre diversi spazi in successione.

Gli elementi lapidei sono stati restaurati in loco nel cantiere allestito all’interno del Battistero. Se lo smontaggio non è stato semplice anche il rimontaggio non si è rivelato da meno, poiché ha comportato lo studio e la realizzazione di nuovi elementi e giunti di fissaggio realizzati ad hoc in modo da riadeguare le posizioni degli elementi architettonici lapidei non corrette. Lo stato di conservazione e la necessità di rendere ispezionabili le parti non a vista delle formelle per un monitoraggio cadenzato nel tempo ha imposto la progettazione di una struttura di sostegno degli elementi lapidei che consenta di accedere al retro dei bronzi senza dover necessariamente smontare i blocchi di marmo.

Un lavoro complesso, dunque, e lungo, ma che ha tenuto responsabilmente in conto, per quanto possibile, le esigenze della fruizione: le varie parti bronzee una volta restaurate sono state riconsegnate a Siena in modo che l’Opera della Metropolitana potesse esporle nelle vetrine predisposte ai lati del ponteggio montato attorno al Fonte ed offrirle ai visitatori. Una formella e due statue di Virtù (Fede e Speranza) sono state esposte alla mostra fiorentina Donatello. Il Rinascimento, curata da Francesco Caglioti in Palazzo Strozzi (19 marzo-31 luglio 2022).

Per il futuro saranno necessari un monitoraggio ambientale e l’adozione di sistemi di controllo dell’umidità volti a garantire la miglior conservazione di questo capolavoro».

Duomo di Siena, Piazza Duomo

Il Fonte battesimale di Siena: Scheda storico-artistica

«Il Fonte battesimale del Battistero di Siena, già pieve di San Giovanni, rappresenta un compendio della scultura rinascimentale con opere straordinarie dei tre maggiori scultori toscani dei primi decenni del XV secolo: Lorenzo Ghiberti, Donatello e Jacopo della Quercia. La sua struttura si innalza sopra due gradini che ripropongono la forma esagonale dell’ampia vasca in marmo, larga più di 2 metri. Questa è scandita agli angoli da edicole trilobate che ospitano sei statuette di Virtù, realizzate in bronzo come le grandi formelle con le storie della vita di San Giovanni Battista su ciascuno dei lati. Nella parte interna, la vasca consta di un grande bacino monolitico, al centro del quale sorge un fascio di colonnette su cui poggia il monumentale tabernacolo, destinato probabilmente a custodire sia il crisma utilizzato per il rito del battesimo sia il pane eucaristico. Esso ha l’aspetto di un tempietto classicheggiante coperto da una cupola a spicchi ed è ornato da cinque Profeti entro nicchie. Il sesto lato è chiuso da uno sportello bronzeo dorato raffigurante la Madonna col Bambino, opera dell’orafo e scultore senese Giovanni di Turino (1434). Al di sopra della trabeazione erano posti in origine sei Spiritelli di bronzo a tutto tondo, di cui oggi ne restano in situ solo quattro, due di Donatello e due di Giovanni di Turino. Una slanciata lanterna, con sei pilastrini scanalati, funge da elemento di raccordo tra la cupola e l’articolato basamento della figura di San Giovanni che corona il Fonte.

La ricca documentazione conservata presso l’Archivio dell’Opera del Duomo di Siena ha consentito alla critica di far luce sulla genesi e le tormentate fasi di realizzazione di questa straordinaria opera. Nel 1416 la costruzione del bacino, in forme ancora gotiche, venne assegnata a Sano di Matteo da Siena, Nanni di Jacopo da Lucca e Jacopo di Corso da Firenze, che lavorarono sotto la supervisione di Lorenzo Ghiberti, chiamato appositamente per fornire il suo parere sul progetto.

Sette anni più tardi, nel 1423, la maggior parte degli elementi lapidei della vasca risultavano conclusi anche se non ancora assemblati. Dopo un periodo di inerzia nella gestione del cantiere, le attività intorno alla struttura marmorea ripresero nuovo slancio nel 1427 con l’affidamento al senese Jacopo della Quercia della realizzazione del tabernacolo, concluso nell’aprile del 1429, quando il pittore Sano di Pietro fu pagato per aver lumeggiato d’oro e dipinto di azzurro alcune porzioni dei marmi. Tracce significative di questa decorazione sono riemerse durante il restauro.

Parallelamente a questi eventi furono avviati i lavori per le sei formelle in bronzo con episodi della vita di San Giovanni Battista.

L’esecuzione delle formelle, di forma quadrata e con lati di circa 60 cm, non segue la cronologia delle storie del santo. Infatti, la formella con il primo episodio della narrazione, l’Annuncio a Zaccaria, fu l’ultima ad essere eseguita da Jacopo della Quercia nell’inverno del 1428-1429. Questa formella è collocata sul lato del Fonte rivolto verso l’altare del Battistero. Il racconto agiografico prosegue in senso antiorario sulle altre facce del monumento con la Nascita del Battista (Turino di Sano e Giovanni di Turino), la Predica del Battista (Giovanni di Turino), il Battesimo di Cristo (Lorenzo Ghiberti), la Cattura del Battista (Lorenzo Ghiberti) e il Banchetto di Erode, detto anche Convito di Erode (Donatello).

La scena dell’Annuncio a Zaccaria è ambientata in un edificio classico, ove l’Arcangelo Gabriele appare al vecchio e incredulo sacerdote e gli annuncia che l’anziana maglie Elisabetta gli avrebbe dato un figlio che avrebbe dovuto chiamare Giovanni.

La Nascita del Battista, del 1427, è ambientata nella camera di Elisabetta, che riproporre un ambiente domestico di epoca rinascimentale, dove la puerpera giace su un ampio letto a baldacchino, accanto a una cassapanca con dossale decorato, sulla quale siede la nutrice col piccolo Giovanni e il padre Zaccaria che, diventato muto per aver dubitato delle parole dell’Arcangelo Gabriele, scrive il nome del bambino su una tavoletta.

Nello stesso anno 1427 si colloca il rilievo con la Predica del Battista di Giovanni di Turino. In questo caso la scena è ambientata all’aperto in un paesaggio con aspre rocce, al centro del quale è il Battista rivolto a destra verso un gruppo di uomini. Sotto ai suoi piedi scorre un piccolo fiume, il Giordano, mentre sullo sfondo si innalza un borgo turrito, realizzato a bassorilievo.

Insieme prima del restauro foto Luca Betti
Fonte battesimale dopo restauro foto Foto Bruno Bruchi
Rifinitura della pulitura della Speranza di Donatello con aculeo di istrice

Lo splendido Battesimo di Cristo diLorenzo Ghiberti, è collocato sul lato del Fonte che guarda il portale centrale del Battistero. L’artista è riuscito a tradurre in bronzo in modo magistrale il versetto del vangelo di Marco che recita: “E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo spirito discendere verso di lui come una colomba” (Marco 1, 10).

La seconda formella realizzata da Lorenzo Ghiberti, raffigurantela Cattura del Battista, fu consegnata assieme all’altra, il 15 novembre 1427. La scena si svolge in un edificio classico con colonne che sostengono arcate a tutto sesto ed è molto affollata. Sulla sinistra il re Erode, seduto in trono con Erodiade, indica con gesto perentorio il Battista che, trattenuto da vari soldati, alza il braccio destro per indicare il cielo. In questa formella, dove le figure sono molto aggettanti, Ghiberti non trascura alcun dettaglio sia nelle architetture che negli arredi, così come nell’abbigliamento dei personaggi.

La sesta formella che raffigura il Banchetto di Erode, avvenuto dopo la decapitazione del Battista, fu compiuta da Donatello sempre nel 1427. A differenza della precedente formella, le figure sono molto meno aggettanti anche nel primo piano e diventano a bassissimo rilievo nei piani retrostanti (il cosiddetto stiacciato donatelliano). In un unico riquadro Donatello inserisce tre momenti successivi della crudele storia narrata dai vangeli di Matteo e Marco. Le architetture del palazzo, dove si svolgono le scene della danza di Salomè e la presentazione della testa del Battista, sono descritte in modo magistrale, con i singoli conci e le buche pontaie con vari travi troncate e in aggetto che, assieme al pavimento a riquadri scorciati, accentuano il senso prospettico.

Ai lati delle formelle istoriate, entro edicole marmoree di gusto ancora gotico, sono collocate le sei statuette raffiguranti le Virtù, alte circa 50 cm. Al senese Giovanni di Turino si devono ben tre di queste figure: la Giustizia, la Carità e la Prudenza, eseguite tra il 1429 e il 1431. A Donatello spettano altre due Virtù, la Fede e la Speranza (1427-1429). La Fortezza è stata realizzata dall’orafo e scultore senese Goro di ser Neroccio nel 1428-1431.

Le cornici architettoniche orizzontali e parallele alle formelle bronzee contengono dodici fasce (o listre) in lega di rame incise, dorate e smaltate in azzurro. Le sei in basso recano girali vegetali e una dedica in eleganti caratteri gotici a Bartolomeo di Giovanni Cecchi, l’Operaio del Duomo che sostenne il completamento dei lavori del Fonte. Sulle sei fasce in alto corrono invece iscrizioni a lettere capitali tratte dai Vangeli che spiegano le corrispondenti scene fuse nel bronzo».

Info:

È possibile visitare il Battistero tutti i giorni dalle ore 10.00 alle 19.00

Info e prenotazioni: booking@operalaboratori.com – +39 0577 286300

Con la visita al Battistero è compreso l’ingresso alla Cattedrale, alla Libreria Piccolomini, al Museo dell’Opera, al Panorama dal Facciatone e alla Cripta.

Ph.

Insieme prima del restauro. Foto Luca Betti.

Insieme dopo il restauro. Foto Bruno Bruchi.

Rifinitura della pulitura della Speranza di Donatello con aculeo di istrice.

Équipe di lavoro durante l’ultimazione del restauro del Convito di Erode di Donatello.

Giuseppe Longo

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