Termini Imerese (PA) – Gli inizi degli anni Cinquanta del XX secolo, anche se, seppur archiviati i tragici eventi della Seconda Guerra Mondiale, non si erano ancora spenti nella collettività tutta, i ricordi degli orrori e delle ferite generati dall’ultimo conflitto. Soprattutto in Italia e principalmente in Sicilia.
Nella fase iniziale di quel decennio, nonostante le condizioni di vita fossero difficili e incerte, con un buon equilibrio e un certo ottimismo ci si avviò pian piano verso quel miglioramento generale, che condusse la classe dirigente a porre le basi verso il cosiddetto “miracolo economico italiano”, conosciuto anche come il “boom economico”. Infatti, esso, rappresentò quella trasformazione radicale che in seguito porterà l’Italia del secondo dopoguerra e della neonata Repubblica a ridisegnare la geografia produttiva, economica e sociale.
Tuttavia, il 1952 coincise anche con i salienti avvenimenti internazionali: la Guerra di Corea (già iniziata due anni prima, e dai possibili esiti ancor più pericolosi del conflitto precedente); gli strascichi della Rivoluzione cinese e il maccartismo, sostantivo quest’ultimo che deve il suo nome al senatore statunitense Joseph McCarthy (1908-1957), propugnatore dell’anticomunismo.
Mentre, in ambito nazionale il ’52, almeno per quanto concerneva la politica, fu caratterizzato da particolari avvenimenti:
Fece la sua comparsa la legge Scelba contro l’apologia del fascismo, voluta proprio dall’allora Ministro dell’Interno Mario Scelba (1901-1991), per far fronte alle altre minacce antisistema e che legò il suo nome ai “celerini”, ovvero i reparti celeri autotrasportati della polizia.
Il primo ministro Alcide De Gasperi (1881-1954) odiato dalle sinistre, che affermò di voler realizzare: “Uno Stato forte”, “Una democrazia protetta dalle estreme sinistre”, e la difesa dal “Pericolo rosso”;
E infine, il sacerdote Don Luigi Sturzo (1871-1959), contrario allo statalismo e alla partitocrazia, che intraprese una dura battaglia contro l’intervento statale in economia, e ricordato anche per la sua energica polemica contro la sinistra.
Pertanto, il quadro sociale, politico ed economico dell’Italia si rispecchiava anche nella Termini Imerese del 1952, che fu addirittura un anno bisesto, e per ironia della sorte come l’attuale anno corrente.
Ciò nonostante, per il Carnevale di Termini Imerese dell’edizione ’52, quasi certamente molto riuscita, il gruppo carnevalesco degli artigiani falegnami prese parte alla sfilata vincendola.
Il tema e il titolo del carro carnascialesco partecipante non poteva che essere simbolico per gli avvenimenti bellici di quel periodo. Infatti, il carro in questione, interamente realizzato in legno, venne denominato “La nave dei Mostri”. Mentre, tipica di quel periodo era la coreografia utilizzata per le sfilate, ossia le costruzioni montate prettamente su autocarri. La colorazione della nave fu affidata al pittore termitano Vincenzo Gullo, e si trattava del primo carro mascherato con strutture in movimento, le cui bocche di fuoco dei cannoni sparavano bordate di coriandoli.
Accompagnava il carro durante la sfilata, la musica di sottofondo, il cui testo fu composto da Elio Lo Cicero (nipote di Don Nino Canino dell’Opera dei Pupi) sul motivo della popolare canzone tratta dal film di Mario Mattoli “I Pompieri di Viggiù” del compositore Armando Fragna (1898-1972).
Purtroppo, allo stato attuale delle ricerche, non possiamo ancora dare esaurienti notizie circa la presenza del suddetto carro mascherato che sfilò sempre negli anni Cinquanta persino a Palermo, Cfr. 1952: la “Corazzata” carnascialesca dei falegnami di Termini Imerese. Però, grazie all’Architetto Fabrizio Russello (nipote di Salvatore Sperandeo, uno dei componenti per la realizzazione del sopracitato carro di carnevale), siamo riusciti a confermare, attraverso la testimonianza ereditata dal nonno, il nome non solo del carro carnascialesco che sfilò nella cittadina imerese ma anche i nominativi delle maestranze, peraltro acquisendo nuove notizie particolareggiate.
Ci è sembrato doveroso intervistare Fabrizio, che, come dicevamo è il nipote dell’artista Sperandeo (1935-2020), considerato uno degli ultimi maestri nell’arte del carretto siciliano. In realtà la nostra conversazione rappresenta ai fini storici una fonte orale e iconografica documentata. Un altro tassello in più da aggiungere alla storia del Carnevale di Termini Imerese, considerato a gran voce uno dei più antichi d’Italia ed erede diretto dell’antico Carnevale di Palermo.
«Mio nonno, dopo 66 anni, ricordava ancora il canto di quel magico carnevale termitano del 1952. Il carro in questione arrivò primo in classifica. La musica che accompagnava la sfilata del carro di carnevale era tratta dalla popolare canzone del film di Mario Mattoli “I Pompieri di Viggiù”, del compositore Armando Fragna. Questa base musicale ispirò il termitano Elio Lo Cicero a scrivere il testo seguente:
In Corea scoppiava la guerra
e qui è carnevà
carnevà carnevà
festeggiato sei tu
dai cinesi e dai zulù
e noi pure vogliam
senza mai esagerar
impazzare di felicità
grande folla in mezzo alla strada
e che gran confusion
la tristezza ognunu adirata
al suono di un trombon
carnevà carnevà
festeggiato sei tu
dai cinesi e dai zulù
e noi pure vogliam
senza mai esagerar
impazzare di felicità
Noi siamo i mostri
ed a voi ci presentiam
per ogni dove noi giriam per la città
ma su non scappate
venite con noi
il nostro vascello lontan vi porterà
nel regno dei sogni di chimera e di illusion
la tutto è bello ed impazza il padiglion
la grande parata di felicità
evviva evviva
il nostro carneval.
Nella foto ricordo, il gruppo degli artefici del carro era composto nel modo seguente:
Da sinistra:
Salvatore Sperandeo (ebanista)
Filippo Bova (ebanista)
Vincenzo Gullo (pittore)
Pietro Licata (ebanista)
Carmelino
Salvatore Lo Cascio (torniere)
Michele Calderone (ebanista)
Pino Bova (ebanista)
Ciccio Bova (ebanista)
Pinù Bova Angela Agostino (ebanista)»
A conclusione di questa corposa rassegna inerente al carro carnascialesco “La nave dei Mostri”, Ci piace offrire ai lettori la sequenza di altre immagini inerenti quel mitico carnevale del ’52, grazie alla cortese disponibilità di Antonino Surdi Chiappone.
Bibliografia e Sitografia:
Giuseppe Longo, 2020, 1952: la “Corazzata” carnascialesca dei falegnami di Termini Imerese, Cefalunews, 12 maggio
Giuseppe Longo 2019, La rivincita della “vera” storia del Carnevale Termitano, Cefalunews, 19 gennaio.
Giuseppe Longo, 2018, Una scorrazzata… di una “corazzata” carnevalesca tra Palermo e Termini Imerese, nei mitici anni Cinquanta, Cefalunews, 22 gennaio.
Giuseppe Longo, 2018, Il binomio Palermo – Termini, tra porte civiche, manifestazioni carnascialesche e “gustose” leggende metropolitane, Cefalunews, 22 dicembre.
Ph. Per gentile concessione di Fabrizio Russello e Antonino Surdi Chiappone.
Giuseppe Longo